AKASHA

«Nelle regioni dei Monti Nuba e del Nilo Azzurro in Sudan, le nostre vite sono sature della retorica e dell’ideologia della guerra e della rivoluzione. Ma la gente qui cerca anche di vivere la sua vita normale – c’è musica e feste, amore e risate». (H. Kuka)

Lo stato di guerra è una condizione semipermanente in Sudan: un lunghissimo conflitto ultradecennale tra il governo centrale del Nord, di tradizione araba, e le regioni del Sud, e poi ulteriori conflitti nelle zone di confine anche dopo la raggiunta indipendenza del Sud Sudan nel 2011
Akasha si svolge proprio del Kordofan meridionale dove i ribelli ancora oggi sono attivi e dove girare un film non è per nulla agevole. Hajooj Kuka al suo secondo lungometraggio dopo il pluripremiato documentario Beats of the Antonov, ha raccontato le infinte difficoltà affrontate: un budget risicatissimo, la difficoltà nel mettere insieme una troupe in territori inaccessibili geograficamente e politicamente, le continue pressioni dei vari capi politici e militari per ostacolare il film (i due protagonisti maschili sono stati anche arrestati o meglio coscritti per qualche giorno).
Un “Kasha” è il rastrellamento del territorio da parte dell’esercito alla ricerca dei soldati che dopo la pausa della stagione delle piogge non sono ancora rientrati nei ranghi: in Sudan la guerra si ferma durante la stagione delle piogge, le strade sono impraticabili, i combattenti tornano per qualche tempo alle famiglie. Il protagonista Adnan ha forse approfittato troppo della licenza premio ottenuta per aver abbattuto un drone nemico (così racconta…) e lo ritroviamo alle prese con la fidanzata Lina, bella e gelosa visto che gli fa una scenata coi fiocchi perché si sente in competizione sentimentale con… il fucile kalashnikov di Adnan !
In effetti il fucile per un soldato merita cure amorevoli e fedeltà pari a quelle riservate alla propria compagna… Seguiamo così le sgangherate avventure di Adnan e dell’amico Absi, lui invece è pacifista ma questo non gli impedisce di essere amico di Adnan.

« Il film ha due piani di lettura: il primo è la rappresentazione nella vita di tutti i giorni, in questa folle zona di guerra, di una storia d’amore complicata e di giovani che continuano a incasinarsi e a cercare di capirsi; poi c’è un altro piano ed è la domanda su cosa significa essere in uno stato di rivoluzione per così tanto tempo, il voler fare una rivoluzione sociale, lottare per i propri diritti, creare un futuro migliore per tutti. La guerra e questo stato di rivoluzione permanente durano da così tanto tempo che la gente ha dimenticato di chiedersi per che cosa stia combattendo » (H. Kuka)